Siamo circondati dai trend social, al punto che non facciamo in tempo ad abituarci ad una novità che subito ne viene pensata un’altra.
L’ultimissima invenzione del magico mondo di TikTok è il “Bed Rotting” (letteralmente “Marcire a letto”):
una tendenza sulla salute mentale associata al "recupero" del tempo che altrimenti potrebbe essere dedicato al lavoro, all'esercizio fisico, allo studio o ad altre attività produttive.
Si tratta di rimanere a letto dall'alba al tramonto per un intero fine settimana o più, senza fare alcuna attività che non sia guardare lo schermo dello smartphone o del computer. Oltre a questo, il Bed Rotting impone di mangiare e bere junk food o “schifezze”, sempre rigorosamente a letto.
Con 3,2 milioni di visualizzazioni del tag TikTok "#bedrotting" e numerosi video, sembra che la generazione Z stia abbracciando un ritmo di vita più lento, più incentrato sulla cura di sé stessi.
Detta così sembrerebbe una pratica positiva, viste le nostre vite sempre frenetiche dove il tempo per “staccare” e riposarsi non basta mai.
Ma è davvero così?
Fiona Barwick, Professore associato e capo divisione associato di medicina comportamentale del sonno presso la Stanford University School of Medicine, ha studiato a lungo questo trend mettendo in guardia dei seri problemi che può generare il “Bed Rotting”:
«La decomposizione del letto sembra influenzare tre importanti elementi della salute del sonno. In primo luogo, il ritmo circadiano, il nostro orologio interno che è sintonizzato sulla luce e sul buio e regola il ciclo sonno-veglia.
Alcune persone che partecipano a questa tendenza possono rimanere a letto tutto il giorno, magari senza intravedere la luce se non il bagliore di uno schermo. L'assenza di luce nelle prime ore del giorno, seguita da un'abbondante illuminazione verso sera (ad esempio accendendo tutte le luci), può scombussolare questo orologio interno, che nella maggior parte delle persone ha un ciclo di 24 ore.»
Nella comunità scientifica però, c’è anche chi crede che un moderato Bed Rotting non sia così maligno.
È il caso di Courtney DeAngelis, psicologa del NewYork-Presbyterian/Columbia University Irving Medical Center che sostiene come il Bed Rotting, «possa calmare il corpo e aiutare ad alleviare lo stress e la stanchezza, soprattutto per le persone che lavorano a lungo in un ruolo fisicamente o mentalmente impegnativo».
Come tutte le cose anche il Bed Rotting, se praticato con moderazione, può essere veramente utile per ricaricare pienamente le pile, a patto che non diventi una scusa per non tenersi svegli e impegnati.
Gli studi dimostrano che quasi tutte le forme di attività fisica hanno effetti benefici sullo stress e possono contrastare i sintomi dell'ansia e della depressione, per cui se non si fa esercizio fisico non si ottengono le endorfine, le sostanze chimiche del benessere del cervello.
Passare troppo tempo a letto e non fare molta attività fisica, impedisce al cervello di ricevere la stessa quantità di flusso sanguigno che avrebbe altrimenti e che è necessaria per stare bene.
C’è chi pensa che questa pratica sia frutto del post pandemia da Covid, quando siamo stati costretti chiusi in casa per tantissimo tempo senza la possibilità di uscire e fare cose. Allora avevamo pensato che la situazione, seppur drammatica, rappresentasse un’occasione per recuperare le energie e rallentare i ritmi frenetici delle nostre vite, salvo poi sperare la situazione si risolvesse il prima possibile per poter tornare alla vita precedente.
Ora che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle quel bruttissimo periodo, sentiamo veramente il bisogno di fare Bed Rotting? Non ci sono bastate le lunghe restrizioni in epoca Covid?
Evidentemente no, soprattutto per la Gen Z, ma alla fine vengono in aiuto le sempre sagge parole di Gandalf che nel film “Il Signore Degli Anelli - La Compagnia dell’Anello”, dice a Frodo durante il loro viaggio:
«…Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere; possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso.»
Marcire, poi, non è che invogli molto a seguire questa pratica… e pensare che per contrastare il disturbo dell’enuresi si usava “costringere” una persona (bambino per lo più) a rimanere a letto a oltranza la mattina, senza alzarsi. Perché e se funzionasse, non è dato sapere